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Visualizzazione dei post da agosto, 2008

L'incorazione di Obama

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Denver, l'America torna a sognare con Obama Roberto Rezzo (unita.it) Nel giorno che segna il 45mo anniversario del discorso di «I have a dream» di Martin Luther King, Barack Obama ha accettato davanti a 84mila spettatori nello stadio di Denver e a 30 milioni di spettatori televisivi, la candidatura democratica per la corsa alla Casa Bianca. Barack Obama ha accettato «con profonda umiltà e gratitudine» la nomination democratica partendo subito all'attacco di John McCain, clone della «presidenza fallita» di George W. Bush, e contro «la politica zoppa di Washington». Il candidato democratico ha proposto all'America in crisi per otto anni di amministrazione repubblicana il suo sogno di rinascita in nome di una «nuova promessa»: la promessa «che ciascuno di noi è libero di vivere come vuole ma che abbiamo anche l'obbligo di trattaci l'un l'altro con dignità e rispettò. J.F.K. nel 1960 aveva proposto all'America una Nuova Frontiera, Bill Clinton nel 1992 una Nuova

Hillary sostiene Obama alla Convention Democratica di Denver

Obama for president

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Denver, acclamazione per Obama e appoggio totale dai Clinton Standing ovation per l'ex presidente Bill Clinton, che ha infiammato la platea del Pepsi Center con la storica frase pronunciata nel 1992 accettando la nomination: "Se credete in un posto chiamato speranza... ". Ha paragonato il giovane senatore dell'Illinois a se stesso, assicurando: "Barack Obama è pronto a fare il presidente. Ha il dono straordinario di ispirare la gente e infondere speranza. Ha l'intelligenza e la curiosità necessarie per guidare l'America". "Barack Obama – ha proseguito Clinton – ci libererà dalle divisioni e dalle paure che abbiamo vissuto negli ultimi otto anni sotto l'amministrazione di George W. Bush". Poche ore prima Hillary Clinton aveva fatto interrompere la "Roll Call" nel momento in cui la delegazione di New York, il suo collegio senatoriale, avrebbe dovuto esprimere il proprio voto. Ha chiesto che la candidatura di Barack Obama fosse

OBAMA: La forza dell'emozione

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Figlio di un paese che chiede il cambiamento Guido Moltedo su Caffeeuropa.it Barak Obama Molti amici della cerchia ristretta l’esortavano ad aspettare. Molti commentatori dicevano che la sua candidatura era prematura. Erano in tanti a sostenere che sarebbe stato saggio “saltare un giro”. “Resta ancora otto anni al senato”, insistevano (già, perché “saltare un giro” significava dare per scontato che una presidenza Clinton sarebbe durata due mandati). L’attesa l’avrebbe fatto crescere, l’avrebbe rafforzato, l’avrebbe reso più credibile. Avrebbe stemperato sospetti e diffidenze su un personaggio indubbiamente carismatico, eppure ancora enigmatico per molti americani. Barack Obama soppesò molto seriamente questi consigli, aggiungendoli ai timori della moglie Michelle e dei suoi cari: la vita sua e della famiglia sarebbe radicalmente cambiata, anche dal punto di vista

I primi 100 giorni di demagogia...

Gli Italiani (che se lo possono permettere...) vadano in vacanza tranquilli... Dopo solo 100 giorni di governo Berlusconi infatti... La manovra degli slogan. Robin Hood Tax e Social card sono gli emblemi di una politica degli annunci ingannevoli di redistribuzione economica dietro i quali ci sono solo aiuti mal celati ai poteri forti, dai petrolieri alle banche alle assicurazioni, che inevitabilmente ricadranno sulle spalle dei consumatori. Da quando il ministro Tremonti ha iniziato ad evocare l’eroe di Nottingham (sarà un caso?) il prezzo della benzina è schizzato a livelli record. Quanto alla social card, essa si limiterà allo sconto del 10% su alcuni prodotti alimentari e bollette. La manovra depressiva. A fronte dell’evocazione di grandi crisi economiche come quella drammatica del 1929, Tremonti non mette in campo alcuno strumento strutturale che si proponga di contrastare questo trend. Significativa la sensibile riduzione degli investimenti, che rappresentano invece un’efficac